Quando parla dei nuovi progetti televisivi, Antonella Clerici, uno dei volti più amati del palinsesto della Rai si entusiasma ancora come se fosse al primo debutto vivendo l’incontro con il pubblico con l’umiltà di essere un volto familiare, senza troppe sovrastrutture, a cui si vuole bene incondizionatamente. Portatrice sana di ottimismo e di una tv sbarazzina, divertente e soprattutto empatica, la conduttrice legnanese, dopo il successo dello scorso anno è tornata con la nuova edizione del format protagonista del day time della rete ammiraglia prodotto da Stand by me ” É sempre mezzogiorno” ritrovando il suo originalissimo studio ispirato al mondo delle fiabe, immerso simbolicamente nel bosco della Val Borbera tra ricette, giochi telefonici e chiacchierate in allegria. E se è vero che citando Jane Austen “Delle buone torte di mele sono una parte considerevole della nostra felicità domestica” altrettanto si potrebbe dire del valore positivo della musica che ritornerà con la nuova edizione di “The voice senior” per raccontare le storie dei cantanti over-60 protagonisti del talent show su cui Antonella è attualmente al lavoro. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di incontrare Antonella Clerici nel nostro salotto virtuale per una piacevole Intervista Esclusiva da leggere ed ascoltare sul Podcast alla scoperta della vera ricetta della felicità tra tv e vita.
ASCOLTA L’INTERVISTA ESCLUSIVA SUL PODCAST DI DOMANIPRESS
Il format “é sempre mezzogiorno” è giunto alla sua seconda stagione. Quali sono le sfide di questo nuovo ciclo, la fascia della tarda mattina, oltre a quella della prima serata, è quella che ti vede maggiormente a tuo agio…
«In realtà trovo che tutte e due le fasce orarie siano molto stimolanti, per quanto profondamente diverse per linguaggio ed obiettivi. Se ci pensi tutti i grandi conduttori sono partiti dal Day Time che è una grande palestra su cui si possono imparare i tempi televisivi e soprattutto creare una connessione attiva con il pubblico. Guardando l’esperienza anche di altri conduttori, come Amadeus con “I soliti ignoti” Carlo Conti con “L’eredità” o Maria De Filippi con “Uomini & Donne” credo che l’appuntamento quotidiano sia un mezzo per raggiungere un vasto numero di spettatori e crearsi uno “zoccolo duro”».
A sostegno di questa teoria c’è la possibilità di passare dai fornelli al prestigiosissimo Teatro Ariston di Sanremo…
«Si, questo è capitato anche a me con “La prova del cuoco” che mi ha portato a condurre prime serate prestigiose ed ovviamente anche il Festival di Sanremo, per questo mi entusiasmano entrambe le collocazioni».
Se Antonella fosse un piatto quale sarebbe?
«Se fossi un piatto sarei una portata semplice, rigorosamente italiana. Credo che potrei essere uno spaghetto al pomodoro, una ricetta che apparentemente sembra facile da preparare ma che in realtà necessità di molto amore, sentimento e gli ingredienti genuini perché venga un buon piatto. Personalmente prediligo sempre le cose semplici ma di sostanza».
A proposito di cucina il tema della sostenibilità ambientale passa anche dalla tavola…Quanto sei attenta a questo aspetto?
«Personalmente sono molto attenta e consapevole e nelle scelte di tutti i giorni privilegio ad esempio la filiera corta a kilometro zero. Per ragioni di spettacolo invece spesso proponiamo piatti anche esagerati perché “é sempre mezzogiorno” è uno show sulla cucina e non un semplice tutorial culinario, dove si impara a cucinare. I fornelli per me sono come un salotto di casa dove chiacchiero e tratto con leggerezza gli argomenti di attualità. Per questo il format è sempre rigorosamente in diretta e propone ciò che, esattamente in maniera speculare, avviene nelle cucine degli italiani. Spesso ci occupiamo anche di sostenibilità e di tutela ambientale. Lo studio è in collegamento con la fauna e la flora selvatica del bosco, parliamo di animali, dei piccoli borghi della nostra bella Italia, valorizziamo i piccoli produttori e produciamo il pane. Mi piace pensare che i messaggi più importanti passino dalla leggerezza….».
Da sempre nella tua cifra stilistica c’è la rara capacità di creare una connessione famigliare con il pubblico…In tv conta di più la tecnica o l’autenticità?
«La tecnica è importante ed è funzionale per prendere dimestichezza con il palco e le telecamere ma ciò che ritengo fondamentale è l’empatia. Arrivare al cuore della gente è una dote naturale, non la si può costruire o imparare sul campo».
Gli anni passati davanti all’obiettivo non migliorano la capacità di creare connessione?
«No, con la maturità ed il mestiere se sei particolarmente portato al contatto con gli altri, puoi migliorarla ma se in apparenza sei una persona algida o schiva è difficile che possa comunicare con il grande pubblico. Credo che l’autenticità sicuramente è quella che negli anni mi ha premiato maggiormente, ma è una dote naturale, si nasce non si diventa».
Recentemente la Rai ha pianto la scomparsa di Raffaella Carrà che hai definito: “Un mito irraggiungibile. Un talento ineguagliabile in tutto. Una Stella che brillerà in eterno”. Se potessi mutuare da lei una caratteristica quale sceglieresti?
«Raffaella Carrà è un mito ineguagliabile in tutto. Quando in Rai mi affidarono il mezzogiorno ho subito pensato al suo programma “Pronto Raffaella” e al suo modo di affrontare quella fascia oraria. Mi sono ispirata a lei nel realizzare la trasmissione a partire dall’introduzione dei giochi telefonici, lei non aveva ancora la cucina perché non era di moda ma la sua empatia ed il suo dono di parlare al pubblico senza filtri era una caratteristica che amavo in lei, mi sento molto vicina a questo modo di condurre e di intendere la televisione».
Anche tu come Raffaella qualche anno fa hai inciso un cd di sigle televisive…
«Non sono stata graziata dalle sue stesse immense doti di ballerina e cantante ma quando rivedo i suoi show più iconici come “Carramba che sopresa!” apprezzo la sua preparazione ma anche la capacità di lasciare il cuore a briglie sciolte. Queste sono dinamiche che ammiro a livello umano e professionale, Raffaella era perfetta nella sua autenticità».
Perché oggi si dice che sia difficile realizzare un buon varietà old stile?
«Oggi è molto difficile realizzare un varietà cult come quelli degli anni passati perché è cambiato il pubblico ma soprattutto sono cambiati i budget. Se guardi a “Milleluci” non puoi non notare un budget importante che concentrava tutto in un unico programma; le ore di televisione erano nettamente inferiori rispetto ad oggi quindi era possibile poter puntare tutto su una singola produzione».
Quindi è solo una questione di budget?
«Show iconici di quella portata avrebbero dei costi proibitivi, anche se abbiamo la tecnologia dalla nostra parte, alcune dinamiche sarebbe complicato gestirle».
Le piattaforme digitali hanno cambiato l’attenzione del telespettatore medio?
«Oggi si consuma tutto più in fretta, non esiste più il tempo della sigla. Solo l’apertura di alcuni show del passato duravano tre minuti, attualmente la soglia di attenzione del pubblico si è abbassata perché distratto da altro…direi che è proprio cambiato il modo di fare televisione».
La realtà del nostro tempo è particolarmente complessa e la pandemia ha portato tutti noi ad una riflessione profonda sulla vita privata e lavorativa. Personalmente cosa hai scoperto di te stessa
«In merito al Covid assistiamo ad un mondo diviso in due. Penso che ci sia gente che dal periodo di lockdown ne è uscita migliorata e più forte di prima e chi invece è diventato più arrogante. Io sento di appartenere alla seconda categoria, ho riscoperto il piacere di curare i miei affetti, i miei amici e di godermi le piccole cose di tutti i giorni con più calma e soprattutto di vivere i qui ed ora. Nessuno avrebbe mai immaginato che saremmo dovuti passare da una reclusione forzata».
Questa è una visione particolarmente zen…
«La vita nel bene o nel male ha più fantasia di noi e bisogna prenderla per quello che offre…quindi relax, take it easy!».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Antonella Clerici quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Le paure sono molte, la pandemia ha messo in pericolo la nostra salute e ci mette a rischio di morire da soli, senza il conforto dei propri cari. Da mamma ho paura per le nuove generazioni perché abbiamo capito che la natura può ribellarsi e non è un ipotesi improbabile, se non si prendono le dovute cautele tutto il nostro mondo potrebbe essere spazzato via, ma nonostante questa preoccupazione io cerco di essere sempre positiva, il mio carattere mi porta a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e penso oltre il buio splenda sempre il sole. Speriamo che questo periodo di negatività ci porti ad essere più sensibili dei confronti dell’altro».
Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite