“Ilary” su Netflix: la docuserie che racconta tutto… forse troppo

Netflix inaugura il 2025 con Ilary, una docuserie in cinque episodi dedicata a Ilary Blasi, una delle conduttrici italiane più seguite e chiacchierate. Diretta da Tommaso Deboni e scritta da un team che include Romina Ronchi e Peppi Nocera, la serie promette di svelare il lato più autentico di una donna capace di brillare sia in tv sia nella sua vita privata. Una promessa che, però, nella pratica rischia di non essere mantenuta, consegnando allo spettatore un ritratto eccessivamente patinato e costruito.

Un’eroina moderna (o almeno così sembra)

Gli episodi si snodano attraverso una serie di esperienze pensate per mettere in luce la versatilità di Ilary: il lancio con il paracadute, malgrado la sua avversione per lo sport; lezioni di cucina stellate con uno Chef ; un corso di abbracci per superare la sua ritrosia verso le manifestazioni fisiche di affetto. Questi momenti, se da un lato cercano di umanizzare la protagonista, dall’altro rivelano una chiara intenzione di volerla presentare come una donna che eccelle in tutto, anche quando si trova fuori dalla sua comfort zone.

Questo approccio, però, si rivela un’arma a doppio taglio. Invece di far emergere un personaggio autentico e sfaccettato, Ilary appare artificiosa, quasi troppo perfetta. Ogni scena sembra costruita per sottolineare il suo spirito combattivo e la sua capacità di mettersi in gioco, ma il risultato è un effetto stucchevole che rischia di alienare una parte del pubblico.

Un’eccessiva voglia di divertire

Uno degli elementi più ricorrenti della serie è la risata di Ilary: spontanea, rumorosa, quasi isterica. Se inizialmente può apparire genuina, con il passare degli episodi diventa una sorta di tic narrativo, che sottolinea più il tentativo di alleggerire la narrazione che una reale gioia o spontaneità. Questo, unito alla mancanza di momenti veramente riflessivi, rende difficile per lo spettatore entrare in empatia con la protagonista.

La rappresentazione di Ilary come una donna capace di fare tutto e di non sbagliare mai, inoltre, finisce per risultare distante e poco credibile. Anche nei momenti di difficoltà, come il lancio con il paracadute o il corso di cucina, tutto sembra risolversi con facilità, lasciando poco spazio alla vulnerabilità o al dubbio.

Le ombre nascoste

Un aspetto cruciale che manca nella narrazione è il riferimento al passato matrimoniale con Francesco Totti, uno degli argomenti più seguiti della cronaca rosa italiana negli ultimi anni. La serie evita accuratamente di affrontare questo capitolo, scegliendo di concentrarsi esclusivamente sul presente, in particolare sulla sua relazione con il compagno Bastian Müller-Pettenpohl.

Questa omissione, se da un lato può essere vista come una scelta di rispetto per la propria privacy, dall’altro priva il racconto di una dimensione importante. Sarebbe stato interessante vedere Ilary affrontare questi temi con sincerità, mostrando un lato più vulnerabile e meno “controllato” della sua vita.

Un’operazione di marketing ben confezionata

Un elemento che arricchisce la serie è la partecipazione di figure significative della vita di Ilary, come la nonna Marcella, la madre Daniela, le sorelle Silvia e Melory, e amici noti come Michelle Hunziker e Nicola Savino. Tuttavia, anche questi contributi appaiono decorativi, più funzionali a rafforzare l’immagine di Ilary che a offrire un vero approfondimento sul suo carattere e le sue relazioni.

Come sottolineato da molti critici, Ilary si inserisce nel filone delle docuserie che, sotto l’etichetta del documentario, nascondono un’operazione di marketing ben studiata. È evidente che ogni dettaglio, dalla scelta delle location alle attività proposte, sia stato calcolato per offrire un’immagine precisa della protagonista, a scapito di una narrazione più naturale e onesta.

Conclusione: un’occasione mancata

Ilary è una docuserie che punta a celebrare la sua protagonista, ma lo fa in modo eccessivo, rischiando di ottenere l’effetto opposto. Per i fan della conduttrice e per gli amanti del gossip leggero, la serie può rappresentare un piacevole intrattenimento, offrendo momenti divertenti e frammenti di vita quotidiana. Per chi, invece, cerca autenticità, profondità e un racconto sincero, Ilary potrebbe risultare una visione deludente.

In definitiva, la docuserie manca l’obiettivo di far emergere la vera Ilary Blasi, preferendo mostrarne una versione idealizzata e priva di imperfezioni. Un peccato, perché dietro la facciata di leggerezza e perfezione si intravede un potenziale narrativo che avrebbe potuto rendere questa serie molto più interessante.

 

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Stefano Germano, laureato presso l'IULM, è un appassionato di TV e cultura moderna e new media è sempre alla ricerca delle storie più intriganti e delle tendenze culturali del momento.