Il cambiamento del cinema Italiano: crisi o metamorfosi?

Una sala semivuota, il riverbero dello schermo sulle poltrone di velluto, il suono ovattato dei pochi spettatori rimasti. No, non è la scena di un film, ma il ritratto impietoso dello stato delle sale cinematografiche in Italia. Mentre nel resto d’Europa il pubblico ha ripreso a riempire le sale dopo la pandemia, nel nostro Paese il Cinema Italiano sembra essere rimasto in stand-by. I numeri parlano chiaro: spettatori in calo, sale che chiudono e una domanda sempre più pressante che aleggia tra gli addetti ai lavori e gli appassionati del grande schermo. Il cinema italiano è davvero in crisi o sta semplicemente cambiando pelle?

L’Italia e il paradosso del grande schermo

Francia, Spagna, Regno Unito: in Europa il ritorno al cinema è stato quasi fisiologico. In Italia, invece, la ripresa è stata più timida, quasi esitante. Le ragioni? Tante e complesse. Certo, l’effetto pandemia ha accelerato dinamiche già in atto: il boom delle piattaforme streaming ha consolidato nuove abitudini di consumo, spingendo sempre più spettatori a godersi film e serie comodamente dal divano di casa. Ma ridurre tutto alla sola concorrenza di Netflix, Prime Video e Disney+ sarebbe miope.

Il problema è più profondo e riguarda un settore che da anni fatica a reinventarsi. Il pubblico italiano è stato abituato a un’offerta cinematografica che spesso non dialoga con i suoi gusti. Troppo autoriale o troppo commerciale, senza una vera via di mezzo che sappia conquistare quella fascia di spettatori disaffezionati. E poi c’è il prezzo del biglietto, che in un periodo di difficoltà economica non aiuta certo a riportare la gente in sala.

Il Cinema Italiano è davvero fuori dai giochi?

Eppure, dire che il Cinema Italiano sia in declino irreversibile sarebbe un errore. Piuttosto, è in atto una trasformazione che non possiamo più ignorare. I numeri al botteghino non sorridono, ma il fermento creativo è innegabile. Registi emergenti sperimentano nuove narrazioni, il documentario sta vivendo una stagione d’oro e le coproduzioni internazionali stanno dando nuova linfa all’industria.

Non è un caso se alcuni film italiani stanno trovando più fortuna fuori dai confini nazionali che in patria. Da “Io Capitano” di Matteo Garrone, applaudito ai festival di mezzo mondo, alla nuova generazione di cineasti che mescola generi e linguaggi con un respiro più internazionale. Il problema, semmai, è che spesso queste opere faticano a trovare spazio nella distribuzione italiana, schiacciate tra blockbuster americani e pellicole che non riescono a parlare davvero al grande pubblico.

Ripensare la sala per salvare il Cinema

Se c’è un dato su cui riflettere, è che il cinema non è morto, ma la sala come la conosciamo sta vivendo una crisi d’identità. Serve un cambio di paradigma. E qui la Francia insegna: oltralpe, la politica culturale ha saputo proteggere e incentivare il cinema nazionale con investimenti e strategie mirate. Perché non farlo anche in Italia?

Rendere le sale più attrattive, ripensare l’esperienza cinematografica come un evento e non solo come un’opzione di intrattenimento passivo, riportare il pubblico a considerare il cinema come un luogo di cultura e condivisione. Forse il grande schermo non è condannato al tramonto, ma aspetta solo una nuova regia per tornare protagonista.

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