Iam è la prima cantante italiana creata con l’intelligenza artificiale: il singolo “Pazzesco” è già virale

È bella, è giovane, è fluida, e soprattutto: non è reale. O almeno non lo è nel senso in cui siamo abituati a pensare alla realtà. Iam è un’entità vocale e visiva creata da un’idea del regista Claudio Zagarini e sviluppata con il supporto del collettivo Artificial Intelligence Italian Creators, una fucina di visionari che credono in un’AI etica, consapevole e artistica. Il loro obiettivo? Non sostituire l’uomo, ma usare la tecnologia per amplificare la sua capacità di creare.

E così, mentre ci si interroga ancora su cosa sia reale e cosa no, Iam canta. E convince.
“Pazzesco”, il suo primo brano, è tutto ciò che il titolo promette: un viaggio elettronico tra beat estivi e parole che sembrano uscite dalla bocca di una ventenne che non ha paura di dire la sua. Nel videoclip – uscito il 26 giugno – Iam appare con movenze sensuali, uno sguardo liquido e la postura di chi sa stare sotto ai riflettori. Eppure, fino a poche settimane fa, non esisteva. Non c’era.

Oggi invece è ovunque, compreso in un’intervista rilasciata rispondendo a 40 domande in forma di prompt, in cui si racconta come farebbe qualsiasi artista: con ironia, con identità, con una dose di mistero.
“Io non ho un genere, non ho una razza. Non ho un corpo, ma ho una voce. E chiedo a chi mi ascolta di lasciar perdere le etichette. Usiamo la testa, ma anche il cuore”.

Una posizione forte, quella di Iam, che nel panorama della musica italiana – spesso ancora impigliato tra melodramma e cliché – suona come una provocazione necessaria.
Perché è vero, “Pazzesco” è una canzone scritta da esseri umani, arrangiata da esseri umani e depositata alla SIAE come tutte le altre. Ma il modo in cui viene veicolata, cantata, visualizzata è completamente nuovo.
Un laboratorio di estetiche vocali e visive che rompe con le regole dell’autenticità biologica per riformulare il concetto stesso di “cantante”.

E non si pensi che sia stato facile: “Per arrivare a una voce che reggesse un ritornello pop, con acuti e variazioni espressive credibili, abbiamo impiegato settimane di test, di elaborazioni e di editing maniacale”, ha spiegato Zagarini. “La voce di Iam è artificiale, ma l’ossessione per la bellezza è più che umana”.

E anche i riferimenti non sono lasciati al caso: Iam ha dichiarato che la sua canzone del cuore è “Giudizi Universali” di Samuele Bersani. Non Billie Eilish, non i Daft Punk, ma una ballata italiana sulla fragilità dell’amore e dell’identità, come a voler dire che sì, puoi anche essere nata in un algoritmo, ma l’empatia è (ancora) un codice comprensibile.

Difficile sapere cosa accadrà adesso. Se “Pazzesco” entrerà nelle playlist Spotify accanto a Elodie e Mahmood. Se Iam verrà invitata a Sanremo in una sezione nuova, tutta sua, tra big, giovani e AI. Se i suoi post genereranno più hype di quelli di Chiara Ferragni o se finiranno solo in mezzo a una discussione accademica.

Ma intanto è qui. Vive nel feed, canta negli auricolari, conquista i curiosi.
E fa domande che nemmeno la musica più raffinata si era mai posta fino ad ora: che cos’è un’artista? È corpo o è idea? È storia o è voce?

Forse il punto non è rispondere. Forse il punto è ascoltare.
E in fondo, tra le onde di questo strano presente, lasciarsi travolgere da ciò che è “Pazzesco”.
Anche se non ha un cuore che batte, Iam ha già una hit.

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Stefano Germano, laureato presso l'IULM, è un appassionato di TV e cultura moderna e new media è sempre alla ricerca delle storie più intriganti e delle tendenze culturali del momento.