Gio Evan in libreria con il romanzo: “Le chiamava persone medicina”. La Video Intervista su Domanipress: “Per me la parola è potere. Chi la padroneggia, governa se stesso e il mondo”

Gio Evan, poeta errante, esploratore dell’anima e cantastorie contemporaneo, torna in libreria con un nuovo romanzo dal sapore ancestrale: “Le chiamava persone medicina” (Rizzoli). Un titolo che racchiude già una visione del mondo, una filosofia di vita, un viaggio intimo e spirituale che attinge ai suoi ricordi più profondi, alla saggezza della montagna e a quella figura straordinaria che ha segnato la sua infanzia: la nonna Adele.

A metà tra racconto di formazione e poesia in prosa, il romanzo si snoda attraverso la storia di Marelargo, un bambino ipersensibile che si sente difettoso, troppo fragile per il mondo. Un’anima inquieta che, lontano dal caos della città, viene affidata alle cure della nonna, una donna capace di ascoltare il silenzio, di decifrare i messaggi degli alberi e degli animali. È lei la sua “persona medicina”, il suo antidoto alla frenesia del vivere moderno, il rifugio dove imparare l’arte della lentezza e dell’armonia con la natura.

Mia nonna diceva che esistono persone che, quando le incontri, ti si tranquillizza il respiro. Persone che non si spaventano dei tuoi dolori, che non temono di abbracciarti i traumi. Persone che hanno imparato a frequentare così bene il sole, da saper accompagnare chiunque al proprio tramonto”, scrive Gio Evan, consegnandoci pagine che sanno di vento tra gli alberi, di silenzi pieni, di quella cura invisibile che passa attraverso gesti semplici e sguardi senza tempo.

LA PAROLA COME RIBELLIONE

Da sempre, la scrittura è per lui un atto di resistenza. “La parola è potere. Chi la padroneggia, governa se stesso e il mondo”, raccontava in un’intervista a Domanipress, sottolineando come la musica, la poesia e la letteratura siano strumenti capaci di educare, di influenzare, di incidere sulle coscienze. “Se io canto e parlo bene dei fiori, inevitabilmente chi mi ascolta li guarderà in modo diverso”, spiega, ribaltando il concetto di intrattenimento: la sua arte non è mai fine a se stessa, ma è un ponte tra chi siamo e chi potremmo essere.

E proprio in questo nuovo romanzo, Gio Evan sembra volerci dire che la cura esiste, che il mondo non è solo rumore e frenesia, ma anche pause, incontri, legami profondi. Un libro che invita a riscoprire la bellezza del rallentare, dell’ascoltare e del riconoscere nelle persone che incontriamo quei piccoli miracoli quotidiani capaci di guarire.

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