Sicuramente ci sono molti modi per raccontare il mondo di Elio Fiorucci. Ma nessuno riesce davvero a rinchiuderlo in un vocabolario della moda, perché Elio non era un designer, ma un immaginatore di mondi. Un alchimista pop, capace di mischiare realtà e fantasia in egual misura, con leggerezza disarmante e ironia sovversiva. E sembra averlo capito bene Francesca Murri, che alla sua terza sfilata per il brand sceglie di non raccontare solo vestiti, ma di evocare un mondo intero.
Lo fa nel cuore pulsante di Chinatown, in un caldo pomeriggio milanese, trasformando il cortile di via Paolo Sarpi in una “Piazza Fiorucci”, una piazza ideale sotto un cielo di lenzuola azzurre stese ad asciugare, punteggiate da nuvole arrossate come in un tramonto dipinto da bambini. Qui, tra sedie disposte in cerchio e colori saturi, si consuma una fiaba urbana dove ogni dettaglio è un frammento di memoria o un salto nel futuro.
«Ho cercato di portare l’utopico nel reale per regalare momenti felici alle persone attraverso i prodotti e il racconto del brand», racconta Murri, con un entusiasmo che sembra fatto di caramelle e visioni. Il tributo a questo angolo di città non è casuale: «Siamo in una delle zone di maggiore fermento e contaminazione di Milano, ho pensato fosse giusto restituire a questa comunità un omaggio».
Moda come ottimismo radicale
La collezione primavera-estate 2026 non grida, gioca. Con piccoli twin set maschili abbinati a bermuda a metà coscia, jumpsuit femminili a righe con cinturine-gonnelline a forma di ruche in pelle, stampe che sembrano uscite da un sogno animato. I cuori diventano pois, i pois diventano popcorn, le righe esplodono e gli angeli fluttuano accanto a cupidi e grafismi pop che fanno sorridere prima ancora di capire.
Un’estetica che prende ispirazione dichiarata dall’archivio di Elio Fiorucci, riletto con rispetto e freschezza. Murri confessa di essere rimasta folgorata da un abito degli anni Ottanta ispirato a Minnie, piccolo monumento di moda-cartoon. E infatti, anche oggi, la sfilata si muove su un confine sottile tra moda e illustrazione, realtà e finzione.
Modelli o opere d’arte?
A trasformare la passerella in un museo effimero è anche l’intervento dell’artista Janine Zaïs, che ha dipinto i corpi dei modelli in stile cartoon, trasformandoli in sculture viventi. Un body painting che richiama la Pop Art e riafferma quella contaminazione che ha sempre fatto parte del DNA Fiorucci, dove le discipline si mescolano senza chiedere permesso.
Il risultato è un’ode al bambino interiore, a quella parte di noi che ha ancora il coraggio di guardare il mondo con stupore. In un’epoca segnata da disillusione e velocità, Fiorucci risponde con l’utopia, con la fantasia che si infila tra le pieghe del quotidiano, con la moda che, ancora una volta, non veste ma racconta.
In un panorama fashion sempre più omologato, Francesca Murri osa non con l’eccesso, ma con la dolcezza. E forse è proprio questo, oggi, il gesto più rivoluzionario.