Negli ultimi anni, il numero di interventi di chirurgia plastica è esploso, e non solo tra le celebrity. Sempre più giovani adulti – e persino adolescenti – si rivolgono ai chirurghi con richieste precise: vogliono assomigliare alla versione migliorata di sé stessi che vedono ogni giorno sui social network. Ma cosa succede quando questa versione non esiste davvero, se non come risultato di filtri avanzati e intelligenza artificiale?
“Abbiamo pazienti che arrivano in studio con immagini di sé stessi modificate da strumenti AI, chiedendo di ottenere quegli stessi risultati nella realtà,” racconta il dottor Marco Ferri, chirurgo plastico a Milano. “Non vogliono più ispirarsi alle star di Hollywood, ma a una versione digitalmente perfezionata di loro stessi.”
Secondo la psicoterapeuta Amanda Rossingan, docente all’Università di Harvard, questo fenomeno ha profonde implicazioni psicologiche. “Quando una persona si abitua a vedersi attraverso il filtro dell’intelligenza artificiale, sviluppa un’aspettativa distorta del proprio aspetto. Il problema è che la chirurgia ha limiti biologici: non possiamo trasformare un volto in un render AI.”
Il trend è alimentato da app sempre più sofisticate, che permettono a chiunque di ritoccare i propri lineamenti con un realismo impressionante. Non si tratta più solo di lisciare la pelle o ingrandire gli occhi: oggi è possibile ridefinire completamente la struttura del viso, rimuovere ombre, simulare un’illuminazione perfetta e persino migliorare le proporzioni del corpo con pochi clic.
“Il problema è che queste immagini artificiali non solo distorcono la percezione della bellezza, ma creano anche una pressione sociale incredibile,” spiega Rossingan. “Più persone modificano le loro foto, più si alza l’asticella degli standard estetici irraggiungibili. È un ciclo infinito.”
Ma come risponde il mondo della chirurgia plastica? Alcuni specialisti stanno cercando di porre un limite. “Abbiamo iniziato a rifiutare interventi basati esclusivamente su immagini AI,” afferma il dottor Ferri. “Cerchiamo di riportare i pazienti a una visione più realistica della loro bellezza naturale. Ma non è facile: spesso si sentono difettosi rispetto alla loro stessa immagine digitalmente modificata.”
Il fenomeno ha ormai raggiunto dimensioni globali. Secondo un recente studio pubblicato dall’American Society of Plastic Surgeons, la richiesta di interventi estetici è aumentata del 35% negli ultimi cinque anni, con un’impennata particolare tra i Millennial e la Gen Z. Tra gli interventi più richiesti? Rinoplastiche, lip filler, lifting del viso non invasivi e chirurgia della mascella, tutte procedure mirate a ottenere un aspetto più simmetrico e levigato, proprio come nei filtri dei social.
Ma non si tratta solo di vanità: la pressione dei social media può avere effetti devastanti sulla salute mentale. Secondo uno studio dell’American Psychological Association, il 60% dei giovani tra i 15 e i 25 anni ammette di sentirsi insoddisfatto del proprio aspetto dopo aver passato del tempo su Instagram o TikTok. “L’autostima di molti ragazzi è direttamente legata alla loro immagine digitale,” sottolinea Rossingan. “Se la loro foto ritoccata ottiene like e validazione, allora il loro aspetto reale appare inferiore. È un paradosso pericoloso.”
Nonostante le preoccupazioni degli esperti, la richiesta di interventi ispirati all’AI continua a crescere. E con l’intelligenza artificiale che diventa sempre più potente, la domanda è: fino a che punto siamo disposti a rincorrere un’idea di perfezione che, in fondo, non esiste?