È morto Papa Francesco: il Pontefice della misericordia, delle periferie e della riforma

Città del Vaticano – È morto Papa Francesco. Il Pontefice argentino, nato Jorge Mario Bergoglio il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, si è spento nella residenza di Casa Santa Marta, in Vaticano, all’età di 88 anni. Con lui scompare una delle figure religiose e morali più influenti del XXI secolo. La notizia è stata confermata dalla Sala Stampa della Santa Sede e ha immediatamente fatto il giro del mondo, suscitando commozione e cordoglio in ogni angolo del pianeta.

Papa Francesco è stato il 266º Vescovo di Roma, il primo proveniente dall’America Latina, il primo gesuita e il primo a scegliere il nome di Francesco, ispirandosi al Santo di Assisi, simbolo di povertà, pace e amore per il creato. La sua elezione, il 13 marzo 2013, dopo la storica rinuncia di Benedetto XVI, aveva già rappresentato una svolta epocale nella storia millenaria della Chiesa cattolica.

Durante il suo pontificato, lungo oltre un decennio, Francesco ha rivoluzionato il linguaggio e la postura della Chiesa, portandola fuori dai palazzi vaticani e avvicinandola alle “periferie esistenziali”, ai poveri, agli emarginati, ai migranti, agli ultimi della terra. Con uno stile sobrio e diretto, ha rinunciato alle auto blu, agli appartamenti pontifici, e ha voluto rimanere vicino al popolo.

Tra le sue azioni più significative:

  • L’enciclica Laudato si’ (2015), una potente denuncia del degrado ambientale e un invito all’ecologia integrale, che ha fatto breccia anche nel mondo laico.
  • L’enciclica Fratelli tutti (2020), incentrata sul tema della fratellanza universale e della necessità di un nuovo umanesimo basato sul dialogo e la solidarietà.
  • Il Giubileo straordinario della Misericordia (2015–2016), che ha sottolineato l’importanza del perdono e della compassione come cuore del messaggio cristiano.
  • La riforma della Curia romana, culminata nella costituzione apostolica Praedicate Evangelium (2022), volta a rendere più snella, evangelica e missionaria la macchina vaticana.
  • Il rafforzamento della lotta contro la pedofilia nella Chiesa, attraverso nuove norme, ascolto delle vittime e una maggiore trasparenza.

Sul fronte internazionale, Francesco è stato un instancabile costruttore di pace. Storici i suoi viaggi in luoghi-simbolo del dolore e della speranza: Lampedusa, per ricordare i migranti morti in mare; Iraq, primo Pontefice a visitare il Paese martoriato dalla guerra; e Abu Dhabi, dove ha firmato il Documento sulla fratellanza umana con il Grande Imam di al-Azhar.

Papa Francesco ha dato voce alle istanze dei più fragili e ha cercato di aprire la Chiesa a un dialogo più inclusivo, pur tra resistenze interne. Ha accolto con compassione i divorziati risposati, ha chiesto rispetto per le persone LGBTQ+, ha denunciato il clericalismo e ha promosso la presenza delle donne nei ruoli di responsabilità ecclesiale.

Non sono mancati i momenti di solitudine e contrasto: accusato da settori conservatori di relativismo e ambiguità dottrinale, ha però sempre ribadito che “la realtà è superiore all’idea”, scegliendo la concretezza pastorale al posto della rigidità normativa.

Fino all’ultimo ha portato avanti il suo cammino sinodale, chiedendo una Chiesa più partecipativa, meno gerarchica e più ascoltatrice. Anche nella fragilità degli ultimi anni, segnati da problemi di salute, non ha mai rinunciato al suo ruolo né al desiderio di camminare accanto al popolo di Dio.

La sua eredità morale e spirituale resterà come un punto di riferimento non solo per i cattolici, ma per tutti coloro che credono in un mondo più giusto, umano e fraterno.

“Pregate per me”, ripeteva sempre. Oggi, milioni di persone nel mondo lo fanno con gratitudine e affetto.

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