“Depende”: perché oggi abbiamo ancora bisogno della lezione di Jarabe de Palo

C’era un tempo in cui l’estate parlava spagnolo. Non solo per il sole e il mare, ma per quella voce ruvida e sincera che arrivava da Barcellona, capace di trasformare una riflessione filosofica in un tormentone da ballare a piedi nudi. Era la voce di Pau Donés, anima e frontman degli Jarabe de Palo, scomparso troppo presto nel 2020, ma mai davvero andato via. Perché la sua musica — e soprattutto “Depende” — continua a parlarci, forse oggi più che mai.

Depende. Di tutto e di niente. Di come guardi il mondo.

Uscita nel 1998, Depende non era solo una canzone: era una dichiarazione d’intenti. Una ballata che non offriva risposte, ma domande. Un inno alla relatività delle cose, al valore dello sguardo, alla libertà di interpretare la vita secondo i propri occhi e il proprio cuore. “¿De qué depende? Depende. ¿De según cómo se mire, todo depende.
Oggi, nel tempo delle certezze urlate e delle verità assolute, questa canzone è un balsamo raro. Un invito alla sospensione del giudizio, alla gentilezza, alla meraviglia.

L’estate era la sua stagione naturale.

C’era qualcosa nel ritmo di Jarabe de Palo che sapeva di sabbia calda, di strade polverose, di viaggi senza meta. Pau Donés portava nei suoi brani il profumo del Mediterraneo e la leggerezza profonda delle cose vere. Non era mai banale, nemmeno quando cantava l’amore con parole semplici. “La Flaca”, “Agua”, “Bonito”: erano brani che non solo si ascoltavano, si respiravano. E sempre, in sottofondo, quella chitarra solare, quella malinconia vestita di luce.

Un uomo che ha scelto la vita, fino alla fine.

La malattia non lo ha cambiato: lo ha rivelato. Pau Donés ha affrontato il tumore con una lucidità disarmante, continuando a scrivere, cantare, sorridere. Fino all’ultimo, ha preferito raccontare la vita piuttosto che la morte. Il suo ultimo album, “Tragas o escupes”, è il testamento di un uomo che ha scelto la gratitudine come forma di resistenza. Un artista che, anche nel dolore, ha continuato a parlarci d’amore, di bellezza, di speranza.

Riascoltare Depende oggi è un atto necessario.

Non solo per ricordarlo, ma per ritrovare un frammento di verità. Perché la vita, davvero, dipende. Da come guardi l’altro. Da quanto ascolti, invece di parlare. Da quanto scegli l’empatia, al posto della fretta. In un mondo che corre, Pau Donés ci ha insegnato a rallentare. A non avere paura di dire “non so”. A ballare, anche quando piove.

E oggi che l’estate torna, con il suo carico di promesse e di nostalgie, una cosa è certa: la sua voce continuerà a farci compagnia. Lì, tra il sole e la memoria. Con un sorriso che dice tutto e niente.
Depende.

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Stefano Germano, laureato presso l'IULM, è un appassionato di TV e cultura moderna e new media è sempre alla ricerca delle storie più intriganti e delle tendenze culturali del momento.