Colapesce è in nomination ai Nastri d’Argento 2025 nelle categorie miglior colonna sonora e miglior brano originale per “IDDU”, il film diretto da Fabio Grassadonia

C’è chi l’arte la interpreta. E poi c’è Colapesce, che l’arte la reinventa. Dopo aver incantato la Mostra del Cinema di Venezia 2024 con la sua prima colonna sonora originale – premiata con il prestigioso Soundtrack Star Award – il cantautore siciliano si ritrova oggi al centro di un altro applauso: è in nomination ai Nastri d’Argento 2025 nelle categorie Miglior Colonna Sonora e Miglior Brano Originale per “IDDU”, il film diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con protagonisti Toni Servillo ed Elio Germano.

Una doppia candidatura che non solo conferma la sua versatilità, ma lo consacra come una delle menti più lucide e poliedriche della scena culturale italiana.

A colpire al cuore dei giurati è stata soprattutto “La Malvagità”, il brano inedito che accompagna i titoli di coda del film: una canzone dolente, magnetica, scritta per raccontare l’ambiguità del male nella natura umana. Una ballata viscerale, prodotta con il tocco raffinato di Pino Pinaxa Pischetola, che si inserisce perfettamente nel disegno sonoro di IDDU – Sicilian Letters (ascoltalo qui), il primo progetto cinematografico firmato interamente da Colapesce.

Una soundtrack visionaria, che unisce l’epica italiana di Ennio Morricone, Fiorenzo Carpi e Egisto Macchi a suggestioni più contemporanee, tra i mondi sospesi di Jon Hassell e le atmosfere ipnotiche dei Popol Vuh. Un’opera che non accompagna il film: lo abita, lo plasma, lo espande.

Al suo fianco, un ensemble d’eccezione: Federico Nardelli alla produzione, gli archi del M° Davide Rossi, la tromba evocativa di Alessandro Bottacchiari, il coro della Schola Gregoriana Mediolanensi e il mix di Ivan Antonio Rossi. Un cast sonoro all’altezza di un’opera che ha già lasciato un segno – profondo – nel panorama della nuova musica per il cinema.

E mentre il grande schermo lo celebra, anche l’occhio fotografico di Colapesce raccoglie consensi: fino al 27 maggio, presso la Galleria Patricia Armocida di Milano, è visitabile la sua prima mostra fotografica, dal titolo suggestivo: “Doppia uso singola”. Un viaggio nel quotidiano che si fa surreale, intimo, straniante. Un racconto per immagini che conferma, ancora una volta, il talento dell’artista nel trasformare ogni mezzo espressivo in linguaggio personale.

Già nel 2023, Colapesce aveva stupito pubblico e critica con il film “La primavera della mia vita”, co-diretto e interpretato insieme a Dimartino, vincendo due Nastri d’Argento per la miglior colonna sonora e il premio “Hamilton Behind The Camera”. Ma la sua ascesa artistica è iniziata molto prima.

Dalla Targa Tenco nel 2012 per l’album “Un meraviglioso declino”, alla consacrazione radiofonica con “Musica leggerissima”, passando per collaborazioni con Carmen Consoli, Fabri Fibra, Ornella Vanoni, Luca Guadagnino e MACE: Colapesce non è mai rimasto fermo. Ha sempre preferito l’inquietudine alla certezza, il rischio all’abitudine, la poesia alla strategia.

E se oggi sembra aver trovato nella musica per immagini il suo habitat naturale, lo fa senza perdere quell’aura da outsider brillante, da cantautore che suona come nessun altro e pensa come un regista.

Per scoprire i retroscena del suo processo creativo, la genesi di IDDU, e il suo rapporto quasi mistico con il male e la Sicilia, non perdete l’intervista esclusiva nel salotto di Domanipress. Uno spazio intimo, onesto, dove Colapesce si racconta senza filtri, con la lucidità visionaria che lo contraddistingue.

In un momento storico in cui la contaminazione è la nuova forma d’identità, Colapesce è l’artista totale che stavamo aspettando.
Non più solo cantautore.
Non solo autore.
Non solo regista dell’immaginario.
Ma tutto questo, insieme. E qualcosa in più.

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