C’erano una volta i paninari, le discoteche e la spiaggia libera: dov’è finita la Riccione di tutti?

Una volta bastava un motorino, una canottiera a righe e un borsello Invicta per sentirsi i re del lungomare. Oggi, invece, a Riccione sfrecciano SUV targati Milano, i mojito costano quanto una pizza, e per un posto in prima fila in spiaggia attrezzata serve prenotare con settimane d’anticipo. È ancora “la Perla Verde dell’Adriatico” o è diventata solo una vetrina per influencer e VIP di passaggio?

Era l’estate degli anni ’90, quella delle file al Cocoricò, dei pomeriggi passati in gruppo alla spiaggia libera, dei paninari col ciuffo impomatato che si specchiavano nei vetri dei negozi di Viale Ceccarini. C’era il Pascià, la Villa delle Rose, le serate infinite dove si ballava fino all’alba, quando ancora nessuno diceva “after” e i social erano i muretti pieni di gente.

Oggi Riccione è cambiata, e lo sanno tutti. Più elegante? Più costosa? Più esclusiva? Certo. Ma forse anche un po’ meno accogliente, meno romagnola. Le discoteche storiche chiudono o si trasformano in ristoranti chic, le famiglie locali che gestivano con passione gli hotel a pensione completa lasciano il posto a boutique hotel di design. E se è vero che l’evoluzione è inevitabile, è altrettanto vero che molti si chiedono: dov’è finita la Riccione di tutti?

“Adesso è tutto più fighetto,” racconta Luca, 42 anni, che a Riccione ci veniva con gli amici in treno da Bologna. “Una volta bastava un asciugamano e una cassa per passare la giornata. Ora, tra parcheggi impossibili e aperitivi da 18 euro, ti passa la voglia.”

E poi c’erano loro: le serate al Peter Pan, le bruschette dopo la disco, le prime cotte sotto gli ombrelloni, i falò sulla spiaggia, le foto con la Kodak usa e getta. Oggi, tutto è geolocalizzato, instagrammato, patinato. Anche l’estate è diventata una story da 15 secondi, e Riccione – che un tempo era il cuore pulsante della gioventù italiana – sembra rincorrere una perfezione che non le apparteneva, ma che adesso tutti si aspettano.

Ma c’è anche chi la difende:

“Certo che è cambiata, ma era inevitabile,” dice Claudia, 29 anni, che a Riccione lavora in un beach club. “O stavi al passo o morivi. E comunque, se vuoi il mare ‘vero’, vai a sud. Qui ci vieni per la scena.”

In effetti, la scena non manca: dai dj set al tramonto, ai nuovi ristoranti gourmet sul mare, fino alle feste esclusive con liste d’ingresso blindate. Ma quel mix di caos, allegria, libertà e semplicità, che era l’essenza stessa della Riccione popolare, sembra sparito tra i selfie e i lettini extralusso.

La verità, come sempre, sta nel mezzo. Perché Riccione non ha mai smesso di essere un simbolo dell’estate italiana, un laboratorio di mode, musica e sogni a cielo aperto. Ma qualcosa è successo: quella sensazione di appartenenza, di vacanza “per tutti”, sembra un po’ sbiadita. Soprattutto per chi ci ha lasciato un pezzo di gioventù.

E allora la domanda resta sospesa, come un tormentone estivo che non finisce mai:
Riccione, siamo cambiati noi, o sei cambiata tu?

Articolo precedenteVideo Intervista – Iva Zanicchi: «Non ho mai chiesto il permesso per esistere. Ho cantato, amato, sbagliato. Sorrido anche quando fa male. La leggerezza è una cosa seria»
Articolo successivoIl ritorno degli Oasis: non è nostalgia, è identità
Musica,Cinema,Letteratura,Arte,Luoghi,TV,Interviste esclusive e tanto altro ancora. Domanipress.it