Baricco contro la musica classica? Nel nuovo libro i motivi per cui dobbiamo tradire Bach, Mozart e Beethoven

Il 16 settembre 2025 arriva in libreria Breve storia eretica della Musica Classica (Feltrinelli), il nuovo lavoro di Alessandro Baricco, che con la consueta leggerezza e la stessa precisione chirurgica prova a scardinare una delle narrazioni più consolidate della cultura occidentale: quella che ci racconta la musica classica come un monumento intoccabile, un patrimonio immobile e perfetto.

Baricco, invece, la mette in scena come fosse un dramma umano, diviso in tre atti: la Prima Musica, specchio cosmico e quasi religioso dei suoni; la Musica del Disordine, dove entrano in gioco passioni, rotture e l’audacia di inventare; infine la Musica Classica che conosciamo, codificata, armonica, perfetta ma forse, proprio per questo, più fragile e meno misteriosa.

Un atto d’accusa gentile

Il libro non è un manuale, non è un compendio: è una provocazione, un invito a guardare ciò che veneriamo con occhi nuovi. Il critico potrebbe obiettare che Baricco sfiora la materia più di quanto non l’affondi, preferendo il lampo intuitivo al dettaglio filologico. Ma è proprio in questa scelta che si annida la sua forza: trasformare la storia della musica classica in una riflessione sulla libertà, sull’errore, sulla bellezza che nasce dal difetto.

Eresia o liberazione?

Baricco non vuole demolire Bach o Beethoven, ma liberarli dal piedistallo su cui li abbiamo inchiodati. Il suo saggio ha l’andamento di una danza: leggero e acceso, capace di far vacillare il lettore più affezionato alle certezze. È un atto “eretico” perché mette in dubbio l’idea di progresso lineare, quell’epopea ottocentesca che trasformò il pianoforte nell’icona dell’ordine, del dominio dell’uomo sul suono. Qui, al contrario, a emergere non è il trionfo, ma la perdita: di mistero, di libertà, di stupore.

Un libro che divide

C’è chi troverà il tono di Baricco troppo divulgativo, quasi compiaciuto nel suo disordine elegante. Eppure, la sua sfida è chiara: raccontare la musica classica non come un altare, ma come una biografia collettiva. Un gesto che può sembrare irriverente, ma che restituisce vitalità a un repertorio spesso confinato nelle sale da concerto e nei programmi ministeriali.

La scelta delle “variant”

Feltrinelli accompagna l’uscita con tre copertine diverse – Bach, Mozart, Beethoven – e un podcast, come a ribadire che la musica classica, se vuole continuare a vivere, deve entrare anche nei linguaggi contemporanei. È qui che la scrittura di Baricco si fa pop senza vergogna, capace di parlare non agli esperti, ma a chi cerca nella musica una chiave per comprendere il presente.

Il ritorno alle origini

Critico musicale, romanziere, fondatore della Scuola Holden: Baricco torna al suo primo amore con la stessa urgenza che da sempre muove la sua penna. Non per insegnare, ma per rimettere in discussione. Per ricordarci che la musica classica non è un mausoleo, ma un dialogo mai interrotto tra passato e futuro.

Un libro che, come sempre con Baricco, non lascerà indifferenti: lo si amerà per la sua brillantezza, lo si accuserà di semplificare, ma difficilmente lo si potrà ignorare.

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