Dimenticate le provocazioni più esplicite e le silhouette esasperate. Per la stagione Autunno-Inverno 2025-26, Balenciaga mette in scena un esperimento sociologico di tailoring, dove la moda si piega al rigore formale per poi sovvertirlo dall’interno. Il focus è sulla sartoria, sui codici del vestire standard, su cosa definiamo convenzionale.
I completi maschili con giacca e cravatta—apparentemente impeccabili—appaiono leggermente
stropicciati, vissuti, quasi dimenticati su una sedia troppo a lungo. Un filo di ribellione che scorre sottopelle.
Gli abiti da business dominano la passerella con un’aria familiare, ma un occhio attento coglie la deviazione: proporzioni volutamente esasperate, dettagli fuori posto, vestibilità che sfida la norma.
La sezione aurea del guardaroba
“Questa collezione si basa su uno studio dei codici di abbigliamento standard e di ciò che serve per trasformare vestibilità e indumenti standard in un contesto di moda“, ha dichiarato Demna.
Il riferimento alla sezione aurea non è casuale: la precisione delle linee, il bilanciamento dei volumi, l’architettura stessa dei capi seguono un principio di rigore quasi matematico.
I colori sono rigorosi: grigi, neri, blu profondi, tonalità che evocano la serietà del mondo corporate. Ma è nei dettagli che si insinua la sovversione di Demna: la camicia leggermente sgualcita sotto il doppiopetto, la cravatta allentata quel tanto che basta per suggerire una fuga dalla rigidità.
Demna e il ritorno alla sartoria
Se all’inizio della sua direzione creativa da Balenciaga Demna aveva messo in scena uno
studio antropologico sulle tribù urbane, ora il discorso si fa più concettuale. Si interroga su cosa significhi oggi “vestirsi bene”
e su come l’abbigliamento formale sia diventato un simbolo di conformità.
Eppure, lo stesso Demna, nel backstage, sorprende tutti apparendo in completo.
“Non lo indossavo da anni”, ammette.
“Stai bene!” gli dicono.
Lui sorride: “Sì, forse dovrei farmi fare un ritratto fotografico vestito così”.
Il rigore come atto di ribellione
Un’osservazione ironica o una presa di coscienza? Forse entrambi. In un 2025 che si muove trarestaurazione e incertezza, anche l’atto di indossare un abito sartoriale diventa una dichiarazione.