C’è un filo invisibile che unisce moda, musica e cinema d’animazione. Un filo sottile ma potentissimo, che diventa trama e linguaggio universale nelle mani di Leikiè, regista pluripremiata capace di infrangere barriere e di trasformare l’immaginario fashion in pura emozione visiva. Le sue opere non si limitano a raccontare storie: sono visioni, esperienze multisensoriali che esplodono sullo schermo con forza magnetica, capaci di unire discipline diverse in un unico respiro creativo.

Il suo ultimo lavoro, PAPmusic – Animation for Fashion, ha debuttato lo scorso settembre in streaming esclusivo per il mercato italiano in collaborazione con CG Entertainment. Un lancio atteso e accolto con entusiasmo, che ha immediatamente acceso i riflettori su un progetto destinato a ridefinire i confini della creatività audiovisiva. Non si tratta di una semplice uscita, ma di un vero e proprio evento culturale, capace di intrecciare avanguardia visiva, ritmo musicale e narrazione contemporanea, portando la moda oltre le passerelle e aprendola a un linguaggio nuovo.

PAPmusic non è solo un titolo: è un manifesto. L’acronimo, che unisce l’anima fashion a quella musicale, diventa un invito a lasciarsi trasportare in un universo inedito, dove la musica diventa anima, la moda linguaggio e l’animazione corpo narrativo. Un viaggio sospeso tra estetica e poesia, che guarda al presente ma parla già il linguaggio del futuro.

Il film multimediale, è un esplosione di colori e suggestioni tra Animazione, Moda, Musica, Design e Patrimonio Artistico italiano. Con le voci dei protagonisti a cura di personaggi noti del cinema, della radio, della televisione, della musica, della moda come Luca Ward, Rudy Zerbi, Marco Mazzoli, Jake La Furia, Tamara Donà, Fernando Proce, Sergio Sylvestre, Regina, Luca Abbrescia, B-nario, Ginta, Andrea Carpinteri, Michele Lamanna, il film è dinamico, didattico ed unico nel suo genere

Dietro questa produzione c’è l’energia corale di un team che non conosce limiti, un laboratorio creativo in continuo fermento. Una forza esplosiva e contagiosa, già pronta a nuove sfide e a nuovi progetti, perché PAPmusic è solo l’inizio di un percorso destinato a crescere e sorprendere. Il claim che accompagna questa avventura – “Stay tuned e PAPizzati anche tu” – non è soltanto uno slogan: è un invito a far parte di un movimento culturale che supera le barriere tra arti e generi, trasformando l’intrattenimento in una vera e propria dichiarazione d’identità.

Con questo debutto, Leikiè non aggiunge semplicemente un nuovo capitolo alla sua carriera, ma apre un varco verso un nuovo modo di vivere la cultura visiva. Un universo da esplorare, che si nutre di contaminazioni e che ha già iniziato a tracciare la strada per il futuro. L’abbiamo incontrata per scoprire il suo mondo multicanale ricco di suggestioni innovative.

Leikiè, il tuo film è nato da un’idea musicale e si è trasformato in un’opera totale, tra animazione, moda e design. Ti ricordi il momento esatto in cui hai capito che quella canzone sarebbe diventata un film?
«Ho un ricordo chiaro e limpido perché mi ha colpito molto quando quel momento è accaduto. Il processo artistico e produttivo che avevo avviato per creare il video musicale in 2D era stato particolare perché’ avevo fatto una lunga ricerca e studio di ispirazioni Moda, così come avviene di solito in un ufficio stile. Mentre osservavo il video musicale al suo termine e i diversi layout delle micro-scene realizzate, mi sono resa conto che il video della canzone “Baciami-Ba” poteva essere frammentato e sviluppato in sezioni con del merch accompagnato a delle musiche e che avrebbe rappresentato l’inizio di un progetto multimediale, un connubio necessario che avrebbe connesso il mondo della Musica, della Moda, del Design e dell’Intrattenimento. È stata una visione che mi ha resa estremamente entusiasta ed emozionata, al contempo, percepivo che un nuovo lungo folle cammino della mia vita sarebbe iniziato.»

Hai scritto, diretto, musicato e prodotto un progetto così ambizioso. Cosa significa, per un’artista, portare sulle proprie spalle un’opera intera, senza delegare nulla?
«Ogni artista ha un proprio mondo creativo. Per quanto mi riguarda ogni step artistico affrontato nella realizzazione del film è stato una benedizione. Il lato più pesante che avrei evitato del tutto di affrontare, ma su cui ho dovuto lavorare per necessità poiché non avevo trovato nessuno che se ne facesse carico, è stata la parte produttiva e organizzativa. Di quello avrei fatto volentieri a meno, ma non ne ho avuto la possibilità. Gli affascinanti e molteplici percorsi artistici affrontati, invece, mi hanno arricchita tantissimo ed è stata veramente una grande esperienza creativa averli potuti realizzare.»

È più un atto di coraggio o di follia creativa?
«La follia creativa richiede coraggio. È una questione di vita o di morte. È un’esigenza che nasce dal più profondo, che nessuno può fermare e che solo in pochi possono comprendere. Chi è affetto da questa malattia inguaribile, non si rende conto perché è’ nato così, diverso. Il folle si sente sano con sé stesso e con gli altri simili. Si sente invece follemente fuori luogo quando legge lo sguardo di chi lo osserva con gli occhi sgranati e giudicanti. Per me i folli amorevoli sono i più sani di tutti. E se tutti noi lo fossimo lanciando messaggi positivi, forse vivremmo in mondo migliore. Ho avuto una madrina che è la regina dei folli, non ne faccio il nome per riservatezza e per il desiderio di proteggere i momenti più belli del periodo della mia vita bohémien. L’ho frequentata per nove anni quotidianamente e ho fatto di tutto a 20 anni per riuscire a mandarla al Costanzo Show. Io la difendevo, amavo e ammiravo non quando era famosa, bensì quando tutti la denigravano e la prendevano in giro chiamandola “la barbona del Naviglio”. I folli si riconoscono, si comprendono e si supportano tra di loro.»

Il tuo stile è stato definito “strano”, qualcuno lo ha paragonato a un incontro tra Barbie e The Sims immerso nel mondo della moda. Come lo descriveresti tu? E soprattutto: quanto ti sei divertita a giocare con l’eccesso e il surreale?
«I personaggi di Barbie cartoon, seppure realizzati in un contesto indirizzato ai bambini, a me piacciono e sapete quanto costano? Tanto! Tra le persone che hanno paragonato i nostri personaggi ai Sims c’è pure chi ha voluto fare lo sbruffone e si è’ fatto fare da un modellatore un avatar in stile Sims per far vedere quanto fosse facile. La mia risposta gliel’ho inviata attraverso un video risposta “LeiKiè Dissing” in cui, da teatrante, imito lo youtuber trasformandomi in Leitobi e gli mostro che non è proprio così facile così come lui e molti altri avevano “blaterato”.

PAPmusic è un progetto stroboscopico e colorato…

«PAPmusic ha un proprio stile. I personaggi non sono realistici, a me i personaggi umani in 3D piacciono in stile cartoon e PAPmusic si ispira al nostro 2D, un manga italianizzato. È una scelta stilistica. Seguendo certi ragionamenti sempliciotti fatti da queste persone, allora non dovremmo più utilizzare nemmeno la tecnica del 2D poiché obsoleta. Abbiamo ricevuto commenti brutti, è vero, ma la bellezza dei commenti positivi ricevuti, supera l’asticella di quelli negativi, lo si può ascoltare in diverse interviste fatte al pubblico come, ad esempio, YouTube_Audience_Comments e nella playlist dei commenti del pubblico che c’è sul nostro canale YouTube: PAPtour_in_tutte_le_città_reazioni_del_pubblico.

Pap music non è solo un film come lo descriveresti?

«In merito a come descriverei PAPmusic, invece, io lo definirei una commedia autorale, musicale, irriverente, fuori dagli schemi, didattica senza essere pallosa e con tantissimi sottotesti comprensibili dalle anime più libere che sono in grado di leggerli e recepirli. Io mi diverto sempre a giocare con l’eccesso e il surreale, anche se molti non si rendono conto che è sempre meno eccessivo e surreale di quanto lo sia la vita stessa.»

Dal pubblico non ti sei mai allontanata: anzi, lo hai reso protagonista. Com’è nata la Community che ha accompagnato PAPmusic in sala e nei Proiezione Party?

«L’incontro diretto con il pubblico è stata un’esperienza unica. Quel momento magico è nato dopo che abbiamo ricevuto 2.000 richieste in cui ci chiedevamo di tornare a proiettare PAPmusic nelle sale cinematografiche. Abbiamo provato a fare una nuova proiezione a Milano, non mi aspettavo che sarebbero arrivate così tante persone anche dalle regioni vicine. Sono uscita alla biglietteria per vedere se c’era qualcuno e sono stata affascinata dai tanti ragazzi che sono arrivati pieni di entusiasmo, gioiosi, eccentrici nel modo di vestirsi, curiosi, pieni di amore, aperti e pronti a PAPizzarsi. Spontaneamente ho detto loro: “ma come siete belli!” E da lì è’ iniziato un interscambio magico che mi emoziona, anche ora che descrivo quei momenti. I veri protagonisti sono loro. Ascoltare le loro reazioni ed emozioni per me è stato davvero splendido. Vederli divertirsi e PAPizzarsi urlando e chiamando i personaggi durante la proiezione del film, ridere come ad un party, è stato incredibile. Vederli interagire anche tra di loro divertiti e partecipare con gioia e con la voglia di essere ascoltati, è stato delizioso. Sentire i loro commenti, ragionamenti profondi, le loro letture dei sottotesti, le domande oculate e pertinenti, mi ha riempito il cuore.»

Qual è stato il momento più sorprendente di questa interazione?
«Quando mi hanno chiesto consigli, mi sono sentita onorata e loro grata, ma anche investita di un ruolo inaspettato di cui avrei voluto essere all’altezza per poter comunicare un messaggio positivo e degno di loro. Giovani studenti registi mi hanno ringraziata raccontandomi come hanno compreso le difficoltà da me affrontate e mi hanno chiesto dei suggerimenti, un altro ragazzo mi ha chiesto: “come hai fatto a superare lo shitstorm?”, ho sentito una grande responsabilità perché ho compreso che aveva subito lui stesso qualche cosa di spiacevole e mi sono domandata interiormente: “come posso io ora spiegarglielo in una sola frase?” Gli ho detto, prendendolo per mano con l’intento di tenerlo stretto: “ho chiuso gli occhi e mi sono detta in profondità che io non sono il giudizio degli altri” e ho aggiunto: “ricordati di centrarti, ascoltarti dentro e di trattarti bene” ma era solo una frase per un tema così delicato, so che l’ha apprezzata e colta…ma scorgevo le sue ferite e avrei voluto dargli di più…così come a molti altri di loro. Il tempo a disposizione era poco in confronto alle persone in coda che erano molte. Avrei dialogato più a lungo con ognuno di loro senza alcun risparmio, ma dopo qualche ora ci cacciavano dalle sale cinematografiche.»

Quarantacinque riconoscimenti, ventiquattro premi, ventuno nomination. Tra tutti questi successi, qual è il premio che custodisci come un segreto speciale, quello che ti ha fatto dire: “ne è valsa la pena”?
«Ne è valsa la pena per tutti i premi ricevuti, nessuno escluso. Il fatto che abbiano apprezzato PAPmusic e’ stato stupendo e ringrazio le giurie PAPizzate. Vista la reazione assurda ricevuta da una parte del popolo italiano, ricevere un alto gradimento dai festival internazionali è stato da me accolto con grande onore. Certo il premio ricevuto dalla Terrazza Biennale di Venezia 2024 è un premio estremamente importante e, se devo proprio dirlo, anche molto intelligente per il panorama produttivo italiano. Quel premio mi è stato dato per la produzione perché abbiamo creato una realtà produttiva in Italia. In dieci anni di produzione abbiamo dato lavoro a più di 200 persone in Italia. Giovani artisti che sono cresciuti e si sono poi affermati. Faccio presente che l’animazione nella nostra nazione si sta sviluppando un pochino negli ultimi anni anche grazie a delle partnership con aziende francesi. L’Italia produce pochissima animazione sul territorio, i produttori di animazione più forti sono la Francia, l’Irlanda, il Canada e l’Asia. Le difficoltà che abbiamo avuto con la nostra casa di produzione indipendente sono state enormi, per questo ero certa che, al di là dell’apprezzamento o meno del film, l’Italia ci avrebbe sostenuti e trattato con il dovuto rispetto, a proprio stesso favore poiché viviamo nello stesso territorio nazionale.»

Hai portato il tuo film a Cannes e a Londra, due palcoscenici che non hanno bisogno di presentazioni. Come hai vissuto quell’impatto internazionale?
«Ne sono stata molto felice. Ho però a che fare con un mio punto debole. Non sono una persona mondana. Sono una persona molto riservata, simile ad un’eremita. Faccio fatica quando devo partire alla ricerca di apparizioni mondane e di contatti. Per fortuna ero in ottima compagnia lavorativa e quindi sono stata molto bene. Cerco sempre di sentirmi al meglio e di apprezzare ciò che arriva. Se però posso scegliere, rimango nel mio mondo isolato a scrivere e a inventare canzoni, a percepire e sentire, da dietro le quinte. Esco sul palco magico molto volentieri solo quando posso trasformarmi attraverso un’interpretazione teatrale di un personaggio, possibilmente comico per alleggerire la vita a me e agli altri. Ma con l’esperienza del PAPtour ho scoperto che amo anche uscire sul palco per incontrare i ragazzi e confrontarmi con loro.»

Ti sei sentita capita, accolta, forse giudicata?
«Sull’uscita del mio film si potrebbe fare un film. Se guardi PAPmusic è premonitore e racconta di quello che è successo poi a noi nella vita reale… in PAPmusic tutto va alla grande, così come è andata alla grande a noi all’uscita del film con i grandi nomi dei doppiatori, le conferenze stampa, ma poi improvvisamente in PAPmusic tutto va a rotoli…come a noi con lo shitstorm…la speranza ora sta nel realizzare lo stesso lieto fine di PAPmusic… ma il lieto fine di PAPmusic è un finale aperto… quindi cosa succederà? In questa vicenda mi sono sentita capita e accolta dalle recensioni positive, dai riconoscenti dei festival e dal pubblico del PAPtour e, ancora adesso, da tutti coloro che ci scrivono quotidianamente dopo che hanno visto PAPmusic in streaming. Mi sono sentita estremamente giudicata, invece, dai “blablatori” del web e da qualche giornalista che ci ha diffamato e denigrato sparando fake news. Tra l’altro preciso che lo shitstorm che hanno creato è arrivato addirittura prima che uscisse il film. Cosa estremamente grave. Quindi quelle persone non avevano neppure visto il film. Ho conosciuto un mondo irrispettoso che non potevo immaginare di esistere. Le mie risposte sono arrivate, una subito e altre due solo più tardi a causa dello shock che ho dovuto elaborare, due video in cui esco con una maschera attoriale a parlare sul mio canale di YouTube nei video: “LeiKie dissing”
lì interpreto dei personaggi teatrali irriverenti ma cerebralmente funzionanti.»

Il tuo è stato un cinema indipendente, ma con un budget importante e una visione che non ha mai accettato compromessi. Quanto è stato difficile difendere la tua libertà creativa?
«È vero che nonostante la nostra produzione indipendente non ho voluto rinunciare all’estetica, al grande numero di personaggi, alle scene corali esterne e interne, al numero di asset realizzato, al numero di simulazioni da eseguire e alle relative complicazioni tecniche che ciò avrebbe generato in fase di realizzazione. Tutto ciò ha comportato molto lavoro, ricerca e sviluppo per poter realizzare digitalmente determinate attività. E, ovviamente, ciò ha generato costi importanti. La produzione è’ stata realizzata al 100% in Italia ed è durata ben 10 anni. Basta dividere il costo del film in 10 anni per capire se abbiamo speso tanto, evitando di andare in Cina. Per la nostra casa di produzione indipendente e autonoma, il costo di produzione è stato immenso, è vero. Ma quello che non hanno capito né i “blabatori” del web ma neppure alcuni addetti ai lavori, è che tale costo da noi sostenuto è del tutto irrisorio poiché si tratta di una produzione full CGI con un numero di asset e complicazioni immense. Sfido chiunque a poter pagare di meno rimanendo a produrre in Italia. Questo lo posso certificare, dato che ho cercato di risparmiare, sulla mia pelle, quanto più possibile. Basta informarsi su quanto costano i film di animazione in 3D con un numero di asset simile alla nostra produzione. Quei film costano parecchie decine di migliaia e, anche centinaia di migliaia, di euro in più rispetto al nostro film! Lo spiego meglio nel video in cui interpreto “LeiKiscemo in Scemo”.
Link: YouTube_LeiKiè_si_trasforma_in_LeiKiScemo»

La critica non sempre è stata tenera: c’è chi ha amato il progetto, chi lo ha stroncato con durezza. Cosa hai pensato leggendo quelle parole?
«La critica più pesante ha in primis attaccato il nostro budget e il taxcredit cinema che abbiamo ricevuto, con totale ignoranza in materia e sono pronta a confrontarmi direttamente con quei giornalisti. Ha addirittura fatto illazioni gravi sulla nostra casa di produzione facendo pensare che dietro ci fosse del marcio. Poi ha attaccato il film senza salvare nulla, neppure la ricostruzione di Milano, o la parte didattica che si cela dietro un racconto folle, o il numero di abiti rappresentati, nulla di nulla. È corretta la libera espressione, così come lo è la mia ora rispondendo loro che ho percepito un accanimento gratuito, puerile e non professionale andando contro una realtà indipendente e autonoma. Per fortuna ci sono state però anche tante recensioni estremamente belle e ci tengo a ricordarle e a ringraziare chi le ha scritte. Si trovano nella rassegna stampa esposta sul nostro sito:
https://www.not-just-music.it/papmusic-animation-for-fashion/
link: https://www.not-just-music.it/rassegna-stampa/
Sono molte, grazie a Dio. Udite, udite però, ci sono persone che hanno tentato più volte di pubblicare legittimamente le recensioni positive di PAPmusic su Wikipedia per contrastare le uniche recensioni negative che sono state pubblicate, ma quelle positive vengono immediatamente eliminate dai volontari di Wikipedia. Lo shitstorm ha radici profonde, ma stiamo ancora operando per renderle delebili.»

Ti hanno ferita o, in fondo, ti hanno dato ancora più forza?
«La forza cerco di trovarla sempre in ciò che riserva la vita perché la amo e la rispetto. La sconfitta peggiore che può accadere è non poter scorgere più la bellezza della vita per poterla condividere con gli altri. In questa vicenda oscura ho affrontato le tempeste con grande fatica e ho trovato la vera forza quando sono stata in grado di provare compassione per coloro che si sono dimostrate persone irrisolte e inconsapevoli, altrimenti si sarebbero espresse in maniera rispettosa. Purtroppo, l’essere umano ha un livello di accettazione per ciò che è diverso da sé, molto basso. Mentre la necessità di “omologarsi” agli altri è molto alta. La mente delle persone non è più indipendente, ripete a pappagallo ciò che dal “presunto pulpito” qualcuno dice. Due persone importanti del settore cinematografico mi hanno detto: una, che per lui la reazione che c’è’ stata sul web era molto chiara e che era stata architettata ad hoc, l’altra persona invece, mi ha detto che l’Italia è un feudo e che non potevo permettermi di entrarci arrivando dal nulla. Siccome non mi è dato sapere altro, rispondo a me stessa con le parole di un titolo italiano: “io, speriamo che me la cavo”»

Adesso si parla già di PAPmusic 2 – Il lancio di produzione. Puoi svelarci in anteprima cosa porterai nel sequel? Sarà un ritorno o un salto ancora più audace?
«Mi dispiace deludere le tante persone che ci scrivono che non vedono l’ora di vedere PAPmusic 2. Per adesso lo abbiamo parzialmente sospeso perché non siamo in grado di sostenerne i costi. Per tranquillizzare coloro che hanno sparato a vanvera il fatto che avevamo preso importi ingenti dal taxcredit del PAPmusic 2, rispondo che ovviamente non è così e che ora non ho abbastanza righe a disposizione per far loro una lezione esplicativa in diretta. Ai PAPfan, invece, anticipo qui su Domani Press, che in sostituzione, daremo una bellissima sorpresa! Manca pochissimo infatti all’uscita di una PAPnovità che farà divertire tantissimo!!! Pronti per giocare?»

“PAPizzarsi” è diventato quasi un manifesto, un invito a entrare nel tuo universo. Ma cosa significa davvero per te?
«Dopo avere conosciuto i PAPizzati nei PAPtour, era già in corso nella mia mente folle l’idea di scrivere un manifesto dei PAPizzati. A questo punto, grazie alla tua domanda, lo abbozzo in diretta con te. Colgo anche l’occasione per dire che i ragazzi saliti sul palco a parlare di PAPmusic, mi hanno sorpreso tantissimo per la loro capacità di lettura dei tanti sottotesti celati dietro una narrativa e dialoghi nonsense. A loro quindi mi ispiro per il Manifesto che si sta abbozzando attraverso questa intervista. Innanzitutto, vorrei dire che il PAPizzato non è un perbenista. Ma non lo è per davvero, in maniera autentica, non in maniera costruita, dogmatica e finta. Il PAPizzato è una persona aperta, curiosa. Un intellettuale libero e vero, non costruito, usa il cervello, sta fuori dalla massa, ama l’arte non quando gli altri gli confermano che è arte, ma quando la percepisce, la sente e incontra. Usa i 5 sensi in maniera naturale. Ama l’emozione, non la reprime. Ama vivere nella gioia pura. Non ha paura del diverso. Si mette in gioco. Accetta gli altri, è alla ricerca del se, o ammira chi lo è ed ama sperimentare. Ironizza se scorge le proprie debolezze degli altri e non si spaventa, anzi, si irrobustisce. Non lancia granate, ma mangia e offre granite colorate per un mondo più fresco e migliore.»

E cosa speri significhi per chi guarda il film?

«I messaggi che riceviamo dalle persone che vedono PAPmusic già esprimono più di quello a cui io stessa avrei potuto ambire. Sono talmente belli che mi imbarazza riferirteli da parte mia perché quasi non mi sembrano veri. Per cui mi permetto di inviarti alcuni di loro in redazione così che voi stessi possiate leggerli con i vostri occhi. Commenti positivi ne arrivano quotidianamente da coloro che stanno vedendo PAPmusic in streaming. Come ti accennavo prima, molti scrivono che guardare PAPmusic cambia la loro vita, che non si sono mai divertiti così tanto con i loro amici vedendo un film, che è pieno d’arte, lo chiamano capolavoro, visione maestosa, delirante, psichedelico e dettagliano quello che è loro piaciuto. Potrei volere di più? Posso solo ringraziare il Signore per questi messaggi che sono dei grandi doni. Molti altri commenti meravigliosi li si possono ascoltare a questi link YouTube_Audience_Comments e PAPtour_in_tutte_le_città_reazioni_del_pubblico»

Ogni artista combatte tra il desiderio di essere capito e la paura di esserlo troppo. Tu oggi, cosa preferisci?

«Io non rischio mai di essere troppo compresa. Comprendo che sia estremamente difficile riuscire a farlo. Dopo l’uscita di PAPmusic mi è ancora più chiaro, ma ho un vantaggio, ironizzo sempre e invece di piangere, rido. Per questo da uno shitstorm è esploso il PAPlove appena ho trovato i PAPizzati nei PAPtour. Un critico cinematografico si è avvicinato e mi ha detto: “hai creato una community che ti segue!”, curiosa come una scimmietta, gli ho chiesto: “e come li definiresti?”, mi ha risposto: “degli Outsider”. Io sono scoppiata a ridere perché ho compreso che io stessa sono un “Outsider” e, anche se non amo mai etichettare e definirmi, mi ci trovo bene in questa veste. Quindi, dagli Outsider PAPizzati io mi sento capita e devo dire che è molto figo! PAPizzati anche tu per sentire la gioia e non perdere PAPmusic in streaming»

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Stefano Germano, laureato presso l'IULM, è un appassionato di TV e cultura moderna e new media è sempre alla ricerca delle storie più intriganti e delle tendenze culturali del momento.