Ha danzato tra la luce e il buio. Oggi, Alessandra Amoroso non chiede più il permesso per essere felice. Lo è. E lo dice a voce alta, con una mano sul microfono e l’altra sul suo pancione, orgogliosamente mostrato sul palco delle Terme di Caracalla, dove ha dato il via al suo nuovo tour come fosse l’inizio di un nuovo capitolo, di una nuova sé.
Il capitolo si intitola Io non sarei — un disco, certo, ma anche una dichiarazione d’intenti. Una resa consapevole all’amore, alla maternità, a una musica che finalmente le somiglia. “Sono in uno stato di grazia assoluto”, dice. “Ho smesso di farmi la guerra”.
Io non sarei, ovvero: non sarei questa donna se non avessi conosciuto anche il buio
Ci ha messo due anni per costruire Io non sarei, prodotto da ZEF, ma forse ci ha messo una vita intera per capirlo. Un album nato dopo la tempesta, dopo quel Sanremo che l’aveva messa alla prova più di quanto lei stessa volesse ammettere: “Ho visto il mio lato oscuro. Non ero pronta a tanto odio. Ma oggi lo benedico”.
Quello che all’epoca sembrava uno scivolone, oggi ha il sapore di rinascita. Perché Io non sarei non è solo un disco, è uno specchio. “Non mi sentivo meritevole all’inizio della carriera. Ora mi vedo per quella che sono, e mi accolgo”.
E dentro, ci sono tutte le sfumature di questa nuova Alessandra: la voce potente e vulnerabile, la donna che non rincorre più ideali impossibili, che si sceglie ogni giorno, anche quando è difficile.
Da BigMama a Serena Brancale, l’album delle mille identità
Nel cuore pulsante di Io non sarei convivono diverse anime musicali: il pop viscerale, il soul caldo, le contaminazioni latine. Ogni brano è un pezzetto di verità che Alessandra ha imparato a non censurare.
C’è Mezzo Rotto con BigMama, vera hit dell’estate passata. C’è Serenata, il duetto con Serena Brancale, uscito da pochi giorni ma già entrato nella Top20 Spotify e oltre 1.5 milioni di stream in dieci giorni. C’è Si mette male, scritto da Tananai, e Cose stupide.
E poi c’è Fino a Qui, con cui è tornata a Sanremo per ricominciare. Non da zero, ma da sé.
Il tour, la scrittura e quella piccola Penelope che cambierà tutto
Intanto, è partita la magia del “Fino a qui Summer Tour 2025”, che la porterà in giro per l’Italia fino al 7 agosto. Ma il concerto più atteso, quello più intimo, sarà il 9 settembre: nascerà Penelope, la sua prima figlia.
Una maternità desiderata, cercata, che ha rimesso ogni cosa al proprio posto. “Non voglio più pensare a quello che è stato o a quello che sarà. Voglio solo essere presente”, racconta. “Ho smesso di autoboicottarmi”.
E in questo nuovo presente c’è anche la scrittura: “Dopo anni a cantare emozioni di altri, ho scoperto che le mie erano sufficienti. Anzi, erano necessarie”.
Una nuova versione di sé
“Io non sarei è un disco che parte dalla mia esperienza, ma che spero possa parlare anche a chi lo ascolta: a chi ama troppo, a chi non si sente mai abbastanza, a chi ogni giorno sceglie di esserci”.
Senza più bisogno di dimostrare nulla. Senza più paura del giudizio. Con addosso solo la propria pelle. E, questa volta, con l’anima in pace.