Abbiamo fatto la fila per lo sgabello di Etro alla Milano Design Week: il motivo del clamore è più profondo di quanto pensiate

C’era una fila degna dell’ultima capsule di Supreme, ma al posto delle sneaker c’era… uno sgabello. Sì, avete capito bene: uno sgabello. Firmato Etro, naturalmente. Nel cuore pulsante della Milano Design Week, tra installazioni immersive, cocktail di design e influencer in pose yoga davanti a specchi distorti, il vero protagonista era un oggetto semplice, apparentemente innocuo, che si è trasformato nel feticcio più ambito dell’evento.

Lo sgabello, o meglio lo Sgabello, con la esse maiuscola, era lì, troneggiante nella sua aura mistica fatta di legno scolpito, velluto regale e una palette cromatica che urlava “sono un pezzo da collezione“. Ma la vera domanda era: perché tutta questa ossessione? Per scoprirlo, ci siamo messi in fila. Un’ora e venti minuti, tre cambi outfit captati nello stesso scatto Instagram, un paio di gocce di sudore aristocratico sulla fronte. Ma alla fine, ci siamo arrivati. E abbiamo chiesto.

“È come sedersi su un pezzo di storia,” ci dice Giulia, architetta trentenne con occhiali a goccia e manicure tono su tono col tailleur. “Etro ha trasformato un oggetto quotidiano in un’esperienza sensoriale. È morbido, ma deciso. È un gesto, un manifesto.”

Per Matteo, creativo in agenzia pubblicitaria, lo sgabello è un simbolo: “In un mondo in cui tutto è veloce e digitale, questo è un oggetto che ti invita a rallentare, a sederti davvero. È quasi un invito alla contemplazione.”

E poi c’è Chiara, studentessa al Politecnico, che ci spiazza: “Io sono qui solo per TikTok, ma è bellissimo, dai. Fa vibe da castello metropolitano.”

Il design di Etro, lo sappiamo, non è mai solo estetica. È narrazione, stratificazione culturale, eccesso controllato. Lo sgabello, con la sua forma quasi totemica, è il punto d’incontro tra arte e artigianalità, tra oriente e occidente, tra decoro e desiderio. Non si tratta solo di sedersi, ma di esserci. Di farsi vedere. Di appartenere.

E mentre la fila continua a snodarsi lungo la via come una processione laica, comprendiamo che quel clamore non è un capriccio del momento. È il desiderio, tutto contemporaneo, di possedere qualcosa che va oltre l’oggetto: un’idea, un’emozione, un’icona.

Alla Milano Design Week si sono visti pezzi incredibili, ma solo uno ha fatto sedere tutti. Letteralmente.

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Sofia Conti è una giornalista dedicata al benessere e alla bellezza. Ama condividere segreti e tendenze per aiutare gli altri a raggiungere il loro massimo potenziale.