Abbiamo chiesto agli italiani che vivono in Svizzera cosa manca all’Italia. Spoiler: non è solo il treno che arriva in orario

Tra stipendi da favola, silenzi che fanno paura, e una burocrazia che funziona come una caffettiera svizzera, ecco cosa ci hanno detto quelli che hanno lasciato il Belpaese per rifarsi una vita a due passi (ma mille anni luce) da noi.

C’è un’Italia che sogna. E c’è un’Italia che parte. Quella che, a un certo punto, chiude casa, sistema gli scatoloni pieni di libri, vinili, e rimpianti, e si trasferisce in Svizzera. Non per i banchi di cioccolato o le vacanze sul lago, ma per vivere. Sul serio.

Vivere in un Paese dove la gente fa la fila anche per salire sull’autobus. Dove lo Stato non è un mostro, ma un sistema che funziona con precisione chirurgica. Dove i contratti sono veri, e i lavoratori non devono implorare di essere pagati. Un Paese dove, a quanto pare, ci sono meno scuse e più risposte.

Siamo andati a sentire alcuni italiani che da anni vivono oltre il confine, tra Ginevra, Zurigo, Lugano e Losanna, per capire cosa manca all’Italia, cosa ci dovremmo portare a casa. E perché, nonostante tutto, l’Italia resta lì, come un ex che ti ha spezzato il cuore ma che continui a seguire su Instagram.

 


1. Il rispetto per il tempo degli altri

“In Italia siamo campioni nel perdere tempo, nel farlo perdere e nel lamentarcene dopo. Qui no. Tutto è scandito, preciso, anche un po’ spaventoso all’inizio. Ma poi ti accorgi che vivere così significa avere più tempo per te, per la tua vita.”
Chiara, 34 anni, project manager a Zurigo

In Svizzera non si sta due ore in attesa di un medico. Non si aspetta un autobus che non arriva mai. E non ci si sorprende se qualcuno ti risponde alle email in giornata. Da noi, il tempo è un concetto flessibile, un’entità filosofica. Lì, è realtà quotidiana.


2. Una burocrazia che funziona come un iPhone

“In Svizzera la burocrazia è snella. Ti registri online, fai tutto con due click. Nessuna coda, nessun impiegato che ti dice che devi portare la fotocopia della fotocopia. In Italia ogni documento è un videogioco a livelli crescenti di frustrazione.”
Luca, 41 anni, consulente fiscale a Ginevra

Chi è scappato dalla giungla italiana fatta di CAF, moduli incomprensibili, PEC e sigle da decifrare come un codice militare, sa bene di cosa si parla. In Svizzera, se sbagli, ti aiutano. In Italia, ti puniscono.


3. Lavoro che vale quanto la tua vita

“Mi pagano bene. Mi pagano in tempo. Non mi chiedono di lavorare gratis. E quando vado in ferie, nessuno mi chiama. In Italia, anche quando guadagni qualcosa, devi sempre ringraziare. Qui sei rispettato per quello che fai.”
Enrico, 36 anni, operaio specializzato a Lugano

Sì, la Svizzera è cara. Ma non esiste il mito del “posto fisso” che poi si rivela un inferno. I lavoratori hanno tutele, ferie vere, tredicesime vere, sindacati che contano. E uno stipendio medio che, anche senza miracoli, ti fa vivere con dignità. In Italia, invece, è un po’ come tirare i dadi ogni mese.


4. Il silenzio come stile di vita

“All’inizio mi dava fastidio. Sembrava tutto troppo quieto. Poi ho capito che ero io ad aver bisogno di silenzio. In Italia non puoi mai abbassare il volume: c’è sempre qualcuno che urla, che litiga, che suona.”
Giada, 28 anni, grafica a Losanna

In Svizzera non ci sono clacson. Né motorini smarmittati, né litigate condominiali trasmesse in diretta dalla finestra. Il silenzio, lì, è normale. Ti costringe a fare pace con te stesso. E forse anche con il vicino.


5. L’educazione che non ha bisogno di eroi

“Qui nessuno fa l’eroe. Nessuno fa il furbo. Nessuno parcheggia sulle strisce pensando che ‘tanto è solo un attimo’. Qui, se c’è una regola, si rispetta. Punto. Perché nessuno si sente più furbo dell’altro.”
Marco, 39 anni, architetto a Basilea

In Italia chi rispetta le regole viene spesso visto come un fesso. In Svizzera no: è la norma. L’eccezione è chi non lo fa. E lo capisci anche solo guardando come la gente si comporta con la raccolta differenziata. Nessuno ti guarda male se sei civile. Sei solo parte di un meccanismo che funziona.


6. Lo Stato che non ti fa sentire solo

“Quando ho avuto bisogno, lo Stato c’era. Per davvero. Non con mille carte da firmare, ma con una procedura chiara, umana. Qui lo Stato è una presenza, non una minaccia.”
Valeria, 50 anni, insegnante a Berna

In Italia il rapporto con le istituzioni è una relazione tossica: ti promettono tanto, ti danno poco, e se ti lamenti ti dicono che “ci sono cose peggiori”. In Svizzera, se il sistema ti deve aiutare, lo fa. E basta.


Ma allora, l’Italia non manca mai?

Tutti, nessuno escluso, rispondono allo stesso modo: “Sì, certo che manca.”
Perché manca il caffè al bar, quello con lo scontrino volante e la battuta gratis. Manca il mare, anche se non lo vedi mai. Manca l’aria che sa di basilico, il caos che a volte è vita, la capacità tutta italiana di inventare una soluzione anche quando non c’è.
Manca il dialetto. Le bestemmie a bassa voce. Le chiacchiere in ascensore. Le discussioni sul meteo che diventano monologhi politici. La pasta col sugo della mamma che, anche se la mamma ora è su WhatsApp, continua a spedirti foto e nostalgia.

Ma la verità è che in Svizzera si vive bene. E non è un mistero.
La vera domanda è: cosa impedisce all’Italia di diventare un posto in cui non si debba scappare per vivere con dignità?

Ecco, questo, ancora non ce l’ha saputo dire nessuno.

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Appassionato di tecnologia ed insegnante di matematica. Crede che la vita sia un'equazione binaria. Si occupa di sostenibilità ed immagina un futuro ad emissioni zero.