Intervista esclusiva: Miki Porru presenta il nuovo album “Diamanti” prodotto da Red Canzian

Il cantautore Miki Porru dopo aver partecipato come giurato al “Premio Lunezia” è tornato sulle scene musicali con un nuovo album prodotto da Red Canzian intitolato “Diamanti” per l’etichetta “Blu Notte produzioni” gestita dallo stesso bassista dei Pooh.
“Diamanti” è un disco intenso ed autentico con un sound minimalista e privo di programmazioni elettroniche. Le parole sono curate nei minimi dettagli e sembrano tratteggiare visi, espressioni, sentimenti e, soprattutto, storie dove ci si può riconoscere. Il leitmotiv che lega questi brani è quello dell’amore e delle sue infinite sfumature. Noi di Domanipress abbiamo parlato con lui di questo nuovo progetto.

red canzian-070-©cristiandossena.com
Diamanti è un album che parla d’amore esplorando ogni sua sfaccettatura…come nasce l’esigenza di esplorare e sviluppare quasi come un “concept album” questo tema?
Il progetto nasce da un’esigenza semplice: quella di esprimere il mio percorso umano di uomo non certo più alle prime armi, in quanto a vissuto, attraverso storie reali che riguardano il mio iter sentimentale. In fondo, credo che ognuno di noi sia il frutto della proprio educazione (o mala-educazione) sentimentale. Il frutto degli esiti dei propri rapporti, incontri, delle passioni vissute, insomma. Volevo farlo sapendo che l’amore, nella canzone, è un tema molto inflazionato, ma proprio per questo mi sono sentito motivatissimo a creare dieci brani intensi e, credo, fuori da ogni possibile banalità. Avevo a cuore poi, dal punto di vista musicale, la fusione fra parole cariche di emotività e una musica che le liberasse da ogni possibile distrazione. E così le dieci canzoni che ho scritto sono un po’ come quelle che si facevano quando il cantautorato italiano era nel suo periodo di massima attenzione. Canzoni che non ammiccano alle radio o a omologarsi con lo staus quo e che sono state rivestite da arrangiamenti intimisti che mirano a valorizzarne il lato espressivo. Intimisti, semplici e ricercati al contempo. Canzoni che non inseguono null’altro che la propria natura sincera, e che sperano di incontrare la sensibilità e il vissuto di coloro che le ascolteranno.

L’album si apre con “Canzone che fa male” un brano molto struggente dove canti “Questa è una canzone che non salva”. La musica e l’arte in generale possono avere un ruolo salvifico?
La musica è un’arte sublime e la forma artistica, per quanto non abbia certamente salvato il mondo dal dolore, dall’odio, dalla cattiveria che purtroppo ne fanno parte, l’hanno reso più bello, più degno d’esser visto e vissuto. Non mi piace però l’utilizzo “politico” dell’arte, nemmeno nelle forme d’arte popolare come la canzone. Lo trovo inadeguato e fuorviante.

Nel brano “Amor davvero” canti in duetto con Red Canzian, celebre bassista dei Pooh e tutto l’album è prodotto dalla sua etichetta la “Blu notte edizioni”. Come è nata questa collaborazione e come ha influito sulla lavorazione del disco?
Io e Red ci conosciamo dal 1983. Parliamo di qualcosa come trentadue anni! L’ho conosciuto che ero uno “sbarbino”, come si dice a Bologna. Siamo innanzitutto amici. Quando ero ragazzino, produsse due miei album e accompagnò il mio primo percorso, che mi portò due volte al Festival di Sanremo, dove giunsi secondo nel 1987 e quarto l’anno dopo fra le nuove proposte. Siamo sempre stati in contatto, anche quando ho lavorato in altri ambiti, e siccome ci vogliamo bene e io non sono tipo che va a bussar altre porte quando alla base di una collaborazione c’è amicizia e stima, non è mai riuscito a liberarsi di me! Scherzo, naturalmente. Ho lavorato spesso a sue produzioni come autore, ho scritto tanto per il suo album solista “L’istinto e le stelle” e quindi “Diamanti”, in modo spontaneo, è venuto alla luce perché lui ha consegnato, a me e ai musicisti fantastici che hanno suonato nell’album e che insieme a me lo hanno co – arrangiato, le chiavi del suo studio. Mi piace citarli, perché sono molto orgoglioso del sound di questo album. Sono Phil Mer, che oltre a suonare batteria e percussione ha coordinato tutti gli arrangiamenti, Andrea Lombardini al basso, Daniel Bestonzo al piano e tastiere, Alberto Milani e Ivan Geronazzo alle chitarre. Il ruolo di Red è stato quello di facilitatore, di colui che si adopera per far sì che tutto possa avvenire nel migliore dei contesti.

Alle registrazioni dell’album ha collaborato come back vocal la cantante Arianna Cleri nota per aver vinto la terza edizione di “Io Canto” per la quale hai scritto anche l’album di debutto. Cosa ne pensi di questo tipo di talent show?
Arianna è un talento straordinario che a mio avviso merita di esser scoperto da platee importanti. Personalmente, non amo i talent, e da più anni non li guardo (ci pensa mia moglie). Sono l’espressione di una finitudine, di un mondo che non sa rilanciarsi, di una vacuità velleitaria. Servirebbe altro, per rilanciare la musica e i suoi mercati, altro da prodotti confezionati per il risultato televisivo e non per quello artistico. Prodotti dove le ambizioni di quei ragazzi vengono tritate in meccanismi più grandi di loro, visto che poi alla prima difficoltà vengono colpevolmente abbandonati.

Recentemente sei stato giudice al “Premio Lunezia”. Cosa ti porti da questa esperienza? C’è un autore che ti ha colpito maggiormente con la quale vorresti collaborare?
E’ stata un’esperienza nuova e interessante, dove ho visto molti ragazzi in gara fra le proposte nuove che avevano cose da dire. il problema è che oggi, per un autore giovane, è difficilissimo trovare spazi. Le ragioni sarebbero interessanti da analizzare, ma diverebbe un discorso un po’ troppo lungo. Al Lunezia sbarcano autori di ottimo livello, quest’anno c’era anche Mario Venuti, che stimo da quando militava nei fantastici Denovo.

L’industria musicale ha avuto negli ultimi anni dei cambiamenti radicali per quanto riguarda la fruizione della musica…se dovessi scegliere tra piattaforma digitale e vinile cosa sceglieresti?
Tra digitale e vinile, bypassando il CD? Non scelgo, diciamo che nel mondo di oggi il problema a mio avviso non è la pluralità dei possibili metodi di fruizione (la pluralità a mio avviso è quasi sempre una ricchezza), ma la non ancora trovata maniera di rilanciare le vendite con questi strumenti (pare comunque che qualcosa si stia muovendo, speriamo).

Subito dopo la promozione dell’album partirà a dicembre una tournèe…cosa puoi anticiparci?
Abbiamo cominciato con un live bellissimo alla Salumeria della Musica a Milano. Sarò a Treviso a inizio novembre e certamente andremo avanti. La mia concezione di live è abbastanza vicina a quella del teatro canzone, perchè è quella che meglio valorizza le mie caratteristiche sul palco e le specificità dei miei brani.

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Miki Porru, quali sono le tue speranze e le tue paure?
Qualcuno disse: “non sono io a essere pessimista, sei tu che non guardi la realtà”. Io vedo in giro un frullato pazzesco di omologazione e conformismo. Vedo questa voglia compulsiva di ostentare il proprio io attraverso l’emulazione, l’opinione a tutti i costi, anche se infondata. Vedo una dilagante diffusione dello pseudoscientifico, degli untori di ignoranza che non stanno né in cielo né in terra . Tutti vogliono, quindi tutti possono (e dicono, postano, condividono). E pochi leggono, studiano, sono curiosi, hanno voglia di imparare. Nell’era dei social (fantastica per certe cose ma deleteria per altre) vige quella che Dubravka Ugresic chiama “Cultura Karaoke” (perdonami la citazione ma “Cultura Karaoke” è un libro che ho messo nel mio pantheon delle letture imperdibili). Io spero che alla fine non prevalga il buio della ragione sul lume della sensatezza. Tutto qui. Ogni sera, cerco di brindare alla bellezza. Ce n’è in giro, e tanta. Peccato che l’uomo non si attivi con più impegno per preservarla dal brutto che la minaccia. Spero in bene, senza trascurare di guardare le cose che non mi piacciono, senza mettere la testa sotto alla sabbia. Sono fatto così, detesto il consolatorio. Anche le mie canzoni, del resto, non puntano a consolare, ma a emozionare. E così sempre sarà, finchè ne scriverò.

erica mou

Simone Intermite

 

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